Dopo di noi il diluvio. Arriva il disco di rottura degli Eva Braun

10/12/201610/12/2016 Marika Tuccillo dopo di noi il diluvio, eva braun

Album di denuncia, album di rottura, Dopo di noi il diluvio è quell’album che cerca di entrare nel cuore di un tipico adolescente in combutta con la società e con il desiderio di differenziarsi dai trend correnti. Il primo album degli Eva Braun, gruppo che in tono quasi provocatorio riprende il nome della compagna di Hitler per contrapporre l’amore incondizionato al male assoluto del cancelliere del Terzo Reich e dei suoi seguaci, può inserirsi a pieno titolo negli esperimenti sociali che, riusciti o no, vale la pena di ricordare.
L’album si apre con il fischiettare iniziale di “Improptu n.1000”, che poi diventa un tripudio di parole rabbiose e sound duri atti a dare una carica iniziale che sembra andare scemando leggermente nei testi successivi. Questi ultimi infatti sono caratterizzati da una malinconia di fondo e da testi scritti e curati nei minimi dettagli.

Le parole di ogni canzone non sono state scelte a caso ed assumono un ruolo predominante per la rottura con la musica dei giorni nostri, in quanto nascondono in sé un messaggio che si districa tra le parole e che vuole essere colto solo ascoltatori selezionati. Dalle successive tracce si attua quel processo di estraniamento che in Conoscersi da sempre si realizza nell’allontanamento da un luogo in cui non si può essere se stessi, mentre in Tanatosi raggiunge vette più alte in quanto si finge addirittura di morire per sfuggire all’amore. L’amore viene poi ripreso in Dopo di noi e Il diluvio che danno il nome al brano, ma la caratteristica interessante è che in entrambe le canzoni è presente un intro e in Il diluvio rappresenta una famosa scena del film Frankestein junior. Il sound poi si separa da quel tono malinconico nelle ultime tracce dell’album, La maggioranza silenziosa, E poi dicono che non esiste attrazione chimica e Il progetto Manhattan.

L’album è complessivamente ben fatto e ben curato in ogni dettaglio, forse fin troppo in quanto la voce stessa è rielaborata e le distorsioni sono tanto evidenti che la fanno percepire come un qualcosa di artificiale e vuoto. Tuttavia questa artificialità può semplicemente trattarsi dello stile della band oppure di un altro punto di rottura con il resto della musica pop, non estranea anch’essa a rielaborazioni foniche.

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